In “states of mind” work, Stefano Bernardoni tries to face an argument of difficult approach, to tell about himself using both the photography and the reproduction of a photocopier.
Stefano in this way introduces himself towards an introspection and analysis of some states of mind, using parts of his body, modified by the movement of the photocopier itself.
In order to develop these images, he has rubbed the sensitive paper with his fingers wet of chemical in his darkroom, in attempt to imprint his states of mind also outside the photographic release.
“States of mind” è forse il primo lavoro di sperimentazione che Stefano utilizza per esprimere, attraverso la fotografia, un argomento di difficile approccio, raccontare una parte di se stesso, non solo utilizzando il mezzo fotografico, ma anche la riproduzione di una fotocopiatrice.
Stefano cosi si introduce verso un’ introspezione ed analisi di alcuni stati d’animo, utilizzando direttamente parti del proprio corpo, modificato dal movimento della fotocopiatrice stessa.
Ha stampato questo lavoro solo nel 2005, con la tecnica del tampone e come tampone ha utilizzato le sue dita, nel tentativo di imprimere maggiormente sulla carta fotografica i suoi “states of mind”, anche al di là dello scatto fotografico.